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372 ATTO QUARTO

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SCENA VI.

Emanuel Bluck solo.

Se legge cotai versi milord ch’è tutto foco,

L’autor s’egli conosce, può vedersi un bel gioco.
Merta colui... Ma poco mi cal del suo malanno;
Sopra Jacob vorrei precipitasse il danno.
S’egli autore ne fosse... crederlo ancor potrebbe;
Ma io non voglio espormi... Panich lo farebbe[1].
Eccolo per l’appunto, costui ch’è un nulla al mondo.
Arrischierò nel colpo, e intanto io mi nascondo.

SCENA VII.

Maestro Panich ed il suddetto.

Panich. Maestro, ho rilevato cose che tu non sai.

Emanuel. Io più di te, maestro, ho rilevato assai.
Panich. Jacob se n’anderà lontan dall’Inghilterra.
Emanuel. Ed egli al suo nemico coi versi fa la guerra.
Leggili.
Panich.   (Veramente leggere non so molto). (da sè)
Emanuel. Senti Jacobbe audace. Leggili, che io ti ascolto.
Panich. Amor... trachet... i... parco segni... di suolo inglese.
(legge male)
Il suolo delle scarpe condanna del paese.
Emanuel. No, critica milord.
Panich.   Intendo, intendo bene.
Com... è... catarro... (come sopra)
Emanuel.   Basta. Ecco milord che viene.
Mostrandogli tai versi puoi farlo protettore;
Ma digli sopra tutto esser Jacob l’autore. (parte)

  1. Così le edizioni Pitteri e Pasquali. Guibert-Orgeas e Zatta correggono: Panich forse il farebbe; e altre edizioni posteriori: Ma Panich lo farebbe.
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