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IL VECCHIO BIZZARRO 427

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Pantalone. Se contentela? (ad Ottavio)

Ottavio. Sì, ho piacere che mi accompagniate il punto.

Pantalone. Otto a un ducato. (mette il ducato)

Martino. Otto, ponto stravagante: va l’otto.

Pantalone. E se me lo dè, vederè cossa fazzo.

Martino. Lo metteu al più?

Pantalone. Tirè de longo.

Martino. Otto, avè vadagnà. Va altro?

Pantalone. Lassè veder mo.

Martino. Tolè el ducato.

Pantalone. Ghe l’ho cavada. Lo metto in berta[1], e no zogo altro.

Martino. Compatirne, compare, no la xe da par vostro.

Pantalone. Ste otto lire le vago a goder all’ostaria. Semo quattro amici, ve faremo un brindese.

Martino. Eh via, mette la vostra segonda.

Pantalone. I me aspetta. No zogo altro.

Ottavio. Badate a me, signore, che ho messo una posta di venti ducati. Non mi state a seccare per un ducato. (a Martino)

Martino. Caro sior, stimo più quel ducato, che no stimo i so vinti.

Ottavio. Per qual ragione? Avete timore ch’io non vi paghi?

Martino. No so gnente. (giuoca)

Pantalone. (Vegnighe sotto a ste giozze). (da sè)

Martino. Do, vôi quaranta ducati.

Ottavio. Va.

Martino. No va altro.

Ottavio. Mantenetemi giuoco.

Martino. Quaranta ducati, no voggio altro. (s’alza e mette via il denaro)

Ottavio. Me ne avete guadagnato cento in contanti.

Martino. Me despiase che i sia pochetti.

Pantalone. (Oh che fio!) (da sè

Ottavio. Non è giocare da galantuomo.

Martino. Védela ste carte? Cossa vorla zogar, che ghe dago el ponto in fazza?

  1. Berta, tasca, saccoccia.
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