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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Goldoni - Opere complete, Venezia 1911, XII.djvu{{padleft:119|3|0]]
A SUA ECCELLENZA
IL SIGNOR
FERDINANDO TODERINI
PATRIZIO VENETO.
GNI uomo onesto, Eccellentissimo Signore, dee cercare di pagare i suoi debiti, ed ogni creditore discreto dee contentarsi di quello che il debitore gli può offerire in isconto. Quattr’anni or sono,[1] contratto ho un debito con V. E., e veggendo che fino ad ora non ho pensato a pagarlo, crederà Ella ch’io me ne sia villanamente scordato. Ma io per verità aspettava che da Lei mi venisse offerto il modo di soddisfare agli obblighi miei con qualche suo preciso comando, perchè in tal caso, se non avessi intieramente pagato il debito, avrei soddisfatto almeno alla compiacenza del creditore. Il silenzio di V. E. mi fa maggiormente arrossire della picciolezza delle mie forze, e disperando poter corrispondere alla somma de’ miei doveri, ho pensato di correggere almeno le mie mancanze con una pubblica confessione. Confesso adunque esser io debitore di V. E. per quella gloria ch’Ella ha voluto dare al mio nome, parlando non solo in favore delle opere mie, ma difendendole ancora colla sua penna. Deggio perciò ringraziare il Cavaliere di Lei amico,[2] il quale mostrandosi, per bizzarria, mal contento del mio Filosofo Inglese, ha indirizzata a V. E. la critica[3], avendo egli con questo mezzo eccitata la di