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130 ATTO PRIMO

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Gnese. No, no, con donna Rosega no parlo, e no ghe batto.

La m’ha dito za un poco un de no tanto fatto.
Anzoletto. Lassè che prova mi.
Gnese.   Ben, se volè, provè.
Anzoletto. Deme quel secchio.
Gnese.   El secchio?
Anzoletto.   De mi no ve fide?
Gnese. Per fidarme me fido, ma un putto co se diè[1]
Andar col secchio in man...
Anzoletto.   Qua nissun no ghe xe.
Deme quel secchio a mi, no gh’ho certi catarri.
Oh quanti contrabandi se sconde coi tabarri!
Se savessi! se porta, quando se gh’ha el morbin.
Sportele, tovaggioli, canevette[2] de vin.
Vedeu ste macchie? un zorno sotto el tabarro ho sconto
Una polenta conza[3].
Gnese.   Sè ben onto e bisonto!
Anzoletto. Lassè veder sto secchio. Tireve da una banda.
Vardè co facilmente se batte e se domanda.
O de casa. (batte)

SCENA VI.

Donna Rosega e dette.

Rosega.   Chi è?

Anzoletto.   Amici.
Rosega.   Amici boni? (viene alla finestra)
Anzoletto. Bonissimi.
Rosega.   I xe in letto.
Anzoletto.   No domando i paroni.
Ho bisogno de vu.
Rosega.   De mi, sior Anzoletto? "
Vegno da basso subito. (entra)

  1. Come si deve: vol. II, p. 301.
  2. «Portafiaschi di legno, in forma quadra»: Boerio.
  3. Condita
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