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LA BUONA FAMIGLIA | 379 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Goldoni - Opere complete, Venezia 1911, XII.djvu{{padleft:385|3|0]]
E s’accaglia nel ventricolo.
Chi del latte s’innamora,
Può incontrar qualche pericolo.
Qualche volta è medicina;
Ma talor non s’indovina.
Isabella. Vada dunque il latte in bando,
Che arrischiarsi non conviene;
Beverollo allora quando
Sarò certa di far bene.
Prenderò, mamma mia bella,
Qualche tè colla ciambella.
Franceschino. Sia lo svizzero, o l’indiano.
Sia di foglia, o sia di fiore,
Sia il moderno veneziano.
Che degli altri è tè migliore,
Sarà sempre tal bevanda
D’acqua calda una lavanda.
Isabella. Se mi par d’esser in caso
Di lavarmi le budella.
La mattina in fresco vaso
Bevo[1] l’acqua pura e bella.
Meglio dunque sarà il dono
D’una zuppa nel vin buono.
Franceschino. Oscurar suole la mente.
Figlia cara, il vino puro:
E dal volgo dir si sente.
Che han le donne il cervel duro;
Preparar ti vo’ tal cosa.
Che sia[2] sana, e sia gustosa.
Isabella. Lasciam star, non vo’ col vino
Che il cervel sen voli via;
Che pur troppo per destino
Siam soggetti alla pazzia.