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LE DONNE DE CASA SOA 457

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Veggio parlar col barba; voggio parlar col putto.

Benetto. Chi vien?
Anzola.   Gnente; stè saldo, che xe qua mio mario.

SCENA V.

Gasparo e detti.

Gasparo. Dove seu? Anzoletta? seu qua?

Anzola.   Son qua, sì, fio.
Benetto. Sior compare, paron.
Gasparo.   Oh patron, sior Benetto.
Anzola. Sè vegnù presto a casa.
Gasparo.   Son suà[1].
Anzola.   Poveretto.
Vegnì qua, despoggieve. (s’alza) No ve stè a incomodar.
Podè, fin che el despoggio, seguitar a impirar. (a Benetto)
Gasparo. Chiamerò la massera.
Anzola.   Certo! giusto cussì!
El mio caro mario lo voggio servir mi.
Caveve la perucca. Tolè la galottina[2].
Tolè sto fazzoletto, deve una sugadina,
Deme el tabarro a mi. Caveve la velada.
La camisa sul letto xe de là parecchiada.
Andemose a muar[3].
Gasparo.   E l’impiantè cussì?
(accennando a Benetto)
Anzola. Sior compare, con grazia. Vegnì, vegnì con mi.
(prende Gasparo per mano, e parte seco)

SCENA VI.

Benetto solo.

Sì, comodeve pur. Mo che bona donnetta,

Amorosa, de cuor, che xe sior’Anzoletta!
Se ghe ne trova poche femene de sta sorte,

  1. Sudato.
  2. Berretta, piccola calotta.
  3. Cambiar vesti.
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