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340 ATTO TERZO

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Quello xe troppo grosso.

Zorzetto. No ve contentè mai.
Lucietta. Feli più destaccai.
Zorzetto. Tolè, i xe fatti.
Lucietta. Questo mi.
Orsola. Lo vôi mi.
Cate. Via, femo i patti.
Lucietta. Aspettè, che cussì
Nissun più crierà.
Tolemo suso per rason d’età.
Gnese. Ben, ben, mi sarò l’ultima.
Lucietta. No gh’è gran differenza tra de nu.
Pasqua. Donna Cate, a zernir[1] ve tocca a vu.
Cate. Oh, ve cedo, sorella.
Pasqua. Come!
Cate. Ve cedo de dies’anni e più.
Pasqua. Povera vecchia fiappa[2].
Lucietta. Via, via, femo cussì: chi chiappa, chiappa.
(ognuna prende il suo monte, e vi cerca dentro il soldo)
Cate. Oe, mi no trovo gnente.
Gnese. Ghe n’è uno.
Un altro. Oe, altri do.
Orsola. Brava dasseno.
Lucietta. Quattro da vostra posta?
Sì, sì, sior Zorzi, l’ave fatto a posta.
A monte, no ghe stago.
Gnese. Se volè i quattro soldi, mi ve i dago.

Lucietta.Siora sì, siora sì.
Cate.
Pasqua.Siora no, siora no.
Orsola.
Zorzetto.
  1. Scegliere.
  2. Avvizzita, floscia: vol. IV, p. 447. V, Patriarchi e Boerio.
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