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IL CAMPIELLO 341

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SCENA VII.

Fabrizio con un libro in mano sul poggiuolo, e detti.

Fabrizio. Che cos’è questo strepito?

Zitto, per carità.
Lucietta. Oh, oh, in campiello no se pol zogar?
Fabrizio. Giocate, se volete,
Senza metter sossopra la contrada.
Lucietta. Nualtre semo in strada.
Volemo far quel che volemo nu.
Orsola. E volemo zigar anca de più.
Fabrizio. Vi farò mandar via.
Lucietta. Certo! seguro!
Zoghemo da recao[1].
Orsola. Tolè sto parpagnacco.
Lucietta. Tolè sto canelao[2].
Gnese. Torno a missiar i bezzi.
Orsola. )
Pasqua. ) Siora no, siora no.
Zorzetto. )
Fabrizio. Ma cospetto di bacco!
Questa è troppa insolenza.
Perderò la pazienza come va.
Lucietta. Volemo zogar, volemo star qua. (cantando e ballando)
Volemo zogar, volemo star qua. (in faccia a Fabrizio)
Fabrizio. O state zitte, o mi farò stimar.
Orsola. Volemo star qua, volemo zigar.
Volemo star qua, volemo zigar.
Fabrizio. Voi non mi conoscete.
So io quel che farò.
Tutti. Oh oh oh. (ridendo forte)

  1. Da capo, di nuovo: Patriarchi e Boerio.
  2. «Sporchi atteggiamenti che si fanno dalla plebe in oltraggio altrui»: Cameroni, l. c. Parpagnacco, «pane di farina di formentone condito con diversi ingredienti»; canelao, «miscuglio di aromi in polvere, per condimento de’ cibi»: Boerio.
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