< Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1911, XIII.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

IL CAMPIELLO 345

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Goldoni - Opere complete, Venezia 1911, XIII.djvu{{padleft:351|3|0]]

È un onor ch’io ricevo.

Anzoletto. Grazie. (Za me consolo che el va via). (da sè)
Cate. El l’ha fatto, nevvero? in grazia mia.
Gnese. Ti xe contenta, che ti gh’ha l’anelo.
Lucietta. Putti, voleu che femo un garanghelo[1]?
Anzoletto. Sì ben, un bianco e un brun,
Tutti se tanserà tanto per un[2].
Cavaliere. Aspettate, a bel bello.
Ditemi, che vuol dire un garanghello?
Anzoletto. Ghe lo spiegherò mi. Se fa un disnar:
Uno se tol l’insulto[3] de pagar;
E el se rimborsa dopo delle spese,
A vinti soldi, o trenta soldi al mese.
Zorzetto. E ho sentio a dir da tanti, che i xe avvezzi
Aver, oltre el disnar, anca dei bezzi.
Orsola. Ma in sta occasion, sior Anzoletto belo,
Me par che nol ghe calza el garanghelo.
Cavaliere. Eh, che andate pensando?
Che state fra di voi garanghellando?
Il compare son io,
E a tutti il desinar lo vo’ far io.
Lucietta. Bravo.
Orsola. Bravo dasseno.
Cate. Vu no gh’intrè, sorella.
Orsola. Che nol me invida? La saria ben bella!
Cavaliere. Tutti, tutti v’invito.
Orsola. Grazie, e nu vegniremo.
Gnese. Mi no ghe vôi vegnir.
Pasqua. Sì, che anderemo.
Cavaliere. Camerier. (chiama)

  1. È spiegato più sotto. V. Boerio ecc.
  2. V. le Messere (vol. XII), atto V, sc. 3. Tansar, imporre una tassa.
  3. Dicesi «dalla bassa gente» per assunto, impegno, briga: Boerio.
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.