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30 ATTO PRIMO

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Lavinia. Sarà capace di non venir nemmeno a vedermi.

Zerbino. Vorrà prima riposare un poco.

Lavinia. Va a vedere s’egli è tornato. Digli che favorisca di venir qui.

Zerbino. Lo vuole subito?

Lavinia. Subito.

Zerbino. Puzzerà di selvatico.

Lavinia. Spicciati; non mi stordire.

Zerbino.(Poverina! la compatisco. Vorrebbe ora l’addio che non le ha dato questa mattina[1]). (da sè, e parte)

SCENA V.

Donna Lavinia, poi don Gasparo da cacciatore, collo schioppo in spalla.

Lavinia. Non so s’egli lo sappia, che oggi si aspetta don Paoluccio. Vorrei che gli si preparasse un accoglimento onorevole. È un cavalier che lo merita, ed ha per me una bontà assai grande. Oh, se mio marito avesse tanta stima di me, quanta ne ha don Paoluccio, sarei contentissima!

Gasparo. Eccomi qui ai comandi della signora consorte. Per venir presto, non mi ho nemmeno levato dalle spalle lo schioppo.

Lavinia. Eh, voi quel peso lo soffrite assai volentieri.

Gasparo. Sì certo. Tanto a me piace lo schioppo, quanto a voi un mazzo di carte.

Lavinia. Io gioco per mero divertimento.

Gasparo. Ed io vado a caccia per mera soddisfazione.

Lavinia. Non so come facciate a resistere. Ogni giorno faticare, camminare, sudare! Non siete più giovinetto.

Gasparo. Io sto benissimo. Non ho mai un dolore di capo.

Lavinia. Fareste molto meglio a starvene a letto la mattina, come fanno gli altri mariti colle loro mogli.

Gasparo. Allora non istarei bene, come sto.

  1. Mancano queste ultime parole nell’ed. Zatta.
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