< Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1911, XIII.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

IL CAMPIELLO 357

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Goldoni - Opere complete, Venezia 1911, XIII.djvu{{padleft:363|3|0]]

Co sto vin che gh’ho in man.

Con patto che el me staga da lontan.
Cavaliere. Vi rispondo ancor io, compare amico,
Di star con voi non me n’importa un fico.

Tutti. E viva, e viva.
Pasqua. Son qua mi, patroni.
Deme da béver. (ad Anzoletto)
Anzoletto. Tolè pur, vecchietta.
Pasqua. No me dir vecchia, razza maledetta.
E se son vecchia, no son el demonio:
Alla salute del bon matrimonio.
Tutti. E viva, e viva.
Cate. Presto, presto a mi. (si fa dar da bere)
Senza mario mi no posso star più:
Alla salute della zoventù.

Tutti. E viva, e viva.
Zorzetto. Un prindese anca mi
Vôi far; ve contenteu?
Orsola. Falo, falo, fio mio.
Zorzetto. Via, me ne deu? (chiede da bevere ad Anzoletto)
Sto vin xe meggio assae dell’acqua riosa:
Alla salute della mia morosa.

Tutti. E viva, e viva.
Pasqua. Via, Gnese, anca ti,
Ghe ti xe cussì brava.
Orsola. Fate onor!
Gnese. Deme da béver. (a Anzoletto)
Orsola. Fàghelo de cuor.
Zorzetto. Voggio darghelo mi. (leva la boccia di mano d’Anzoletto)
Anzoletto. Olà! debotto!
Zorzetto. Vardè che sesti!
Lucietta. Tasi là, pissotto[1].
Gnese. Co sto vin, che xe puro e xe dolcetto,

  1. Piscialetto.
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.