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376 ATTO QUINTO

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Anzoletto. Vien de fuora, baron

Lucietta. Anzoletto, fio mio. (in altana)
Gnese. Zente, custion[1]. (in altana)
Anzoletto. Baroni, mare e fio.
Orsola. Tiò, desgrazià. (dal poggiolo gli tira un vaso)
Lucietta. ) Agiuto.
Gnese. )
Anzoletto. Vien de fuora, se ti è bon (ritirandosi)
Zorzetto. No gh’ho paura. (con un bastone)
Lucietta. Indrio con quel baston.

SCENA XII.

Sansuga dalla locanda, con arma alla mano, poi il Cavaliere, poi Orsola e detti.

Sansuga. Coss’è sta baronada?

Lucietta. Agiuto. (entra)
Gnese. Agiuto.
Cavaliere. Cos’è questo fracasso?
Gnese. Sior foresto, che la vaga da basso. (entra)
Cavaliere. (entra.)
Anzoletto. El vôi mazzar. (contro Zorzetto)
Zorzetto. Sta indrio.
Sansuga. Fermeve, sanguenon.
Orsola. Mio fio, mio fio. (di casa, con una padella)

SCENA XIII.

Lucietta, poi il Cavaliere e detti.

Lucietta. Mo vien via. (tirando Anzoletto)

Orsola. Vien in casa. (tirando Zorzetto)
Lassème sto baston. (gli leva il legno)

  1. Questione, contesa.
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