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LA DONNA DI GOVERNO 383

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Fabrizio. Brave. (con un poco di sdegno)

Rosina.   Signore... (mostrando di intimorirsi)
Fabrizio.   Eh rido, (trattenendo a forza lo sdegno)
Rosina.   Ridete, signor zio.
Ella vuol maritarsi, e l’ho da fare anch’io.
Fabrizio. Ah, mi sento venire... (smaniando)
Rosina.   Signor zio, cos’è stato?
Fabrizio. Nulla, nulla, seguite. (sforzandosi)
Rosina.   Cosa vi viene?
Fabrizio.   Un fiato.
Rosina. Vado via?
Fabrizio. No, restate. Perchè non consigliare[1]
La donna di governo, che vi può illuminare?
Rosina. Anzi con mia sorella abbiamo stabilito
D’imitar Valentina, trovandosi un marito.
Fabrizio. Quella buona ragazza s’imita in tal maniera?
Rosina. Sì signor, ella pure trovato ha Baldissera.
Fabrizio. Chi è costui? (con agitazione, trattenendo lo sdegno)
Rosina.   È lo sposo.
Fabrizio.   Di chi? (come sopra)
Rosina.   Di Valentina.
E hanno parlato insieme tutta questa mattina.
Fabrizio. Come!... Chi l’ha veduta? (scaldandosi un poco)
Rosina.   Tutta la servitù.
Fabrizio. Diavolo! (alterato)
Rosina.   Siete in collera?
Fabrizio.   Ah, che non posso più.
Presto, voglio sapere quel ch’è, quel che non è.
Palesate, parlate. (con isdegno caricato)
Rosina.   Uh poverina me!
(parte intimorita correndo)

  1. Ed. Zatta: consultare.
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