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76 ATTO QUINTO

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Principia ad eseguire con spirito il progetto;

Poscia verrò io stesso in nome del padrone,
E avrai per tua difesa di lui la protezione.
Tosto che i primi passi da noi sien superati,
Il Cavalier promette di dar cento ducati.
Pasquale. Cento bei ducatelli? non occorr’altro. Ardito
Di questa governante mi fingerò il marito.
Dirò che mia consorte ha fatto un contrabando,
E che sarà d’accordo il principe Fernando.
A me lascia il pensiere di dir delle ragioni,
Affin che don Luigi la giovine abbandoni.
Fabrizio. Se il Duca l’abbandona, il mio padron che sa
L’inganno e l’innocenza, un dì la sposerà.
Poi troveremo il modo di por la cosa in chiaro.
Pasquale. Rimedieremo a tutto a forza di danaro.
Fabrizio. Ecco, vien donna Placida, condotta da Beltrame.
Vado, e ti lascio solo a sostener le trame. (parte)

SCENA II[1].

Pasquale solo.

Non soglion negl’impegni tremare i pari miei.

Eh, per cento ducati che cosa non farei?
Per cinque o sei carlini, per Tizio, o per Sempronio,
Servito ho tante volte di falso testimonio.
Per far il querelante par ch’io sia fatto apposta.
Non manco di menzogne, di ardire e faccia tosta.
(si ritira un poco)

SCENA III.

Donna Placida, Beltrame e Pasquale.

Beltrame. Venite allegramente.

Placida.   Lo sposo mio dov’è?
Beltrame. Eccolo là, signora.
Placida.   Oh Dio! son fuor di me.

  1. Vedasi Appendice.
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