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124 ATTO PRIMO

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Che no i me tocca mi, che per diana de dia...

Manco mal che l’ha abù poco applauso. So danno.
Bettina. Però i ha fatto ben i comici sto anno.
I ha fatto ressaltar le vedoe spiritose[1].
Felice. Stago a véder che i fazza le donne morbinose;
Se i la fa, voi che andemo, e se i ne tocca nu,
Veggio che i ne la paga, e che ghe femo bu.

SCENA IX.

Siora Marinetta in maschera, e dette.

Marinetta. Son qua; tolè, Lucietta: anca vu, fia, tolè.

Pontève sto galan. E po andemo al caffè.
Lucietta. Bisogna che gh’abbiè bottega de galani.
Marinetta. Gh’ho sta cordella in casa, che xe più de do ani.
L’ho taggiada alla presta, presto li ho fatti su.
Bettina. Dove vorla che andemo?
Marinetta.   Gnente; vegnì con nu.
Bettina. Non avemio d’andar da sior santolo orese[2]?
Lucietta. Ghe passemo davanti.
Felice.   Voleu far delle spese?
Lucietta. Mia fia vuol una cossa.
Bettina.   Vôi scambiar sto aneletto.
Felice. Lasse veder. Co bello!
Bettina.   El me xe un poco stretto.
Felice. Marina.
Marinetta.   Cossa gh’è?
Felice.   (Sentì sto caso bello.
In deo de Ferdinando ho visto quell’anello).
Marinetta. (Che el ghe l’abbia donà?)
Felice.   (Giersera su la festa).
Marinetta. (Gnente, lo goderemo).
Lucietta.   Che cerimonia è questa?
Cossa parleu in secreto?

  1. Allusione alla commedia intitolata La vedova spiritosa (v. vol. XIV).
  2. Orefice.
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