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LE MORBINOSE 141

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Silvestra. No ghe voi far un torto, cognosso el so buon cuor.

Ferdinando. Vuol che l’ordini adunque?
Silvestra.   La me farà favor.
Ferdinando. Caffettiere.
Nicolò.   Comandi.
Ferdinando.   Un caffè.
Nicolò.   Patron mio,
Co l’averò portà, me lo darala indrio[1]?
Ferdinando. Spicciati, impertinente, porta il caffè.
Nicolò.   (Da putto,
Ghe fazzo boggier[2] quello con el zucchero e tutto).
(da sè, e parte)
Ferdinando. (Almen, se non mi burla, in volto la vedrò).
Silvestra. Ho caminà. Son stracca.
Ferdinando.   Sieda.
Silvestra.   Me senterò.
Che el se senta anca elo, che da giersera in qua
Nol pol esser che basta gnancora destraccà[3].
Ferdinando. È ver, fui sul festino. Ci foste voi?
Silvestra.   Sior sì.
Ferdinando. Ho ballato di molto.
Silvestra.   L’ha ballà anca con mi.
Ferdinando. Ho ballato con tutte.
Silvestra.   L’ha fatto ben, xe giusto;
Ma me par che con mi l’abbia ballà de gusto.
Ferdinando. Posso saper chi siete?
Silvestra.   Che el l’indivina mo.
Ferdinando. Mi confondon le maschere; indovinar non so.
E quello che confondere mi fa più d’ogni cosa,
È quel nastro incarnato, o sia color di rosa.
Silvestra. Sto galan ghe fa spezie[4]?
Ferdinando.   Certo, perchè un viglietto
Dissemi, che l’avrebbe chi mi vuol bene, in petto.

  1. Indietro.
  2. Bollire.
  3. Riposato: v. Patriarchi e Boerìo.
  4. «Le fa maraviglia?» Cameroni, l. c.
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