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I MORBINOSI 409

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Toni.   Signor.

Ottavio.   Avete un calamaro?
Toni. Se la vol sto strazzeto calamar da scolaro.
(Tira fuori di lasca un calamaro)
Ottavio. Carta?
Toni.   No ghe ne xe[1].
Gh’ho sto libro da conti.
Ottavio.   Lascia vedere a me.
(straccia un foglio)
Toni. El mio libro. (lamentandosi)
Ottavio. Sta zitto. Scrivete, io detterò. (a Brigida)
Brigida. Cossa vorlo che scriva?
Ottavio.   Quello ch’io vi dirò.
Brigida. (Mo la xe ben curiosa. Dove vala a finir?)
(si mette per scrivere)
Lelio. (Sentiam che cosa scrive).
Ottavio.   (Mi voglio divertir).
Scrivete. (a Brigida)
Brigida.   Scriverò.
  Signor Conte carissimo. (dettando)
Che tutto a voi sia noto, ho un piacere grandissimo.
Adoro il signor Lelio, lo dissi e lo ridico;
E di voi, compatitemi, non me n’importa un fico.

Brigida. Ho da scriver sta roba?
Ottavio.   Senza difficoltà.
Lelio. Scrivete. Innanzi sera forse sarò tornata
Col caro signor Lelio unita e maritata.

Brigida. Sta roba?.... (ad Otiavio)
Ottavio.   Non occorre, che a bada lo tenete.
Terminate di scrivere, e poi sottoscrivete.
Qui non ci sarà nulla per sigillare il foglio.
Non importa, per questo più differir non voglio.

  1. Manca di questo verso, forse per difetto tipografico, un intero settenario. Nell’ed. Zatta, e in altre, si trova questa correzione: «Ott. Adesso avete un poco di carta? Toni. No ghe n’è.
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