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LA SCUOLA DI BALLO 477

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E alla sua mensa non ci manca un fondo.

Chi è questa vecchia, che al baston s’attiene?
Ha una giovane seco. Facilmente
Qualche nuova scolara a noi sen viene.

SCENA IV.

Lucrezia, Rosina e detta.

Lucrezia. Serva sua, signora[1].

Rosina.   Riverente.
Madama. Vi saluto, madonna; addio, ragazza.
Lucrezia. (Che saluto è cotesto impertinente). (a Rosina)
Rosina. (Sarà qualche scolara). (a Lucrezia)
Lucrezia.   (O qualche pazza).
(a Rosina)
Madama. Chiedete forse il mio signor fratello?
Rosina. (Suora ell’è del maestro). (a Lucrezia)
Lucrezia.   (Che pupazza!) (da sè)
Rosina. Sì signora, cerchiamo appunto quello.
Madama. Siete voi ballerina?
Rosina.   Principiante.
Madama. Imparerete, se avrete cervello.
Lucrezia. (Oh, mi vien la saetta). (da sè)
Rosina.   Imparan tante.
Imparerò io pure. (con ardire)
Madama.   Alla favella
Sembrami che voi siate un po’ ignorante.
Lucrezia. (Che ti possa venire la rovella).
Rosina. Perchè, signora mia?
Madama.   Perchè non parla
Con sì fatta arroganza una zitella.

  1. Così nell’ed. Zatta.
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