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Voglio, per compiacervi, soscrivere la scritta;

Andiam, che a stare in piedi più non mi reggo ritta.
(va al tavolino)
Conte. Sono con voi. (a Lucrezia)
Tonina.   La diga, se poi per convenienza
Saver el dì preciso della nostra partenza?
Conte. Alì ve lo dirà.
Alì.   Nave star in Spignon[1];
Per navegar Levante, maestro vento bon.
Domattma voler partir con compagnia;
Subito fatto zorno, vegnir a casa mia.
Portar tutta to roba per imbarcar peota,
Andar a bordo e far quel che vorrà pilota.
Conte. Voi avete capito. All’alba egli vi aspetta.
Potete domattina lasciar la tavoletta.
Più tosto, se vi preme d’avere il viso bello.
Si mette in una scatola la polvere e il pennello.
Questa fattura solita si fa per viaggio ancora;
Non è ver, signorina?
Tonina.   Via, ch’el vaga in malora.
Conte. (Io ci ho tutto il mio gusto farle arrabbiar ben bene).
Ma la notte si avanza, sollecitar conviene.
(va al tavolino)
Tonina. Povero sior Alì, me despiase per elo.
El gh’ha una prima donna, che no la val un pelo, (ad Alì)
Cossa diseu. Annetta?
Annina.   Al sintirà che roba.
Se quella donna incontra, che am possa vegnir la goba.
Alì. No star brava?
Annina.   Ai scumet[2] che s’i la senten cantar,
Tut qui ch’en in teater, i se metten a scappar.
Alì. Ma Conte no saver?
Tonina.   El Conte lo farà.
Perchè de quella donna el sarà innamorà.

  1. Canale all’imboccatura del porlo di Malamocco.
  2. L’ed. Sav. aggiunge: la mi testa.
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