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IL RITORNO DALLA VILLEGGIATURA 295

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Fulgenzio. Tronchiamo gl’inutili ragionamenti. Sapete quel che vi ho detto. Egli ha estremo bisogno della bontà vostra, e si raccomanda a voi caldamente.

Bernardino. Che possa.... in quel ch’io posso.... se mai potessi....

Leonardo. Ah! signor zio.... (col cappello in mano)

Bernardino. Si copra.

Leonardo. Pur troppo la mia mala condotta....

Bernardino. Metta il suo cappello in capo.

Leonardo. Mi ha ridotto agli estremi.

Bernardino. Favorisca. (mette il cappello in testa a Leonardo)

Leonardo. E se voi non mi prestate soccorso....

Bernardino. Che ora abbiamo? (a Fulgenzio)

Fulgenzio. Badate a lui, se volete. (a Bernardino)

Leonardo. Deh! signor zio amatissimo.... (si cava il cappello)

Bernardino. Servitor umilissimo[1]. (si cava la berretta)

Leonardo. Non mi voltate le spalle.

Bernardino. Oh! non farei questa mal’opera per tutto l’oro del mondo. (colla berretta in mano)

Leonardo. L’unica mia debolezza è stata la troppo magnifica villeggiatura. (sta col cappello in mano)

Bernardino. Con licenza. (si pone la berretta) Siete stati in molti quest’anno? Avete avuto divertimento?

Leonardo. Tutte pazzie, signore; lo confesso, lo vedo, e me ne pento di tutto cuore.

Bernardino. È egli vero che vi fate sposo?

Leonardo. Così dovrebbe essere, e ottomila scudi di dote potrebbono ristorarmi. Ma se voi non mi liberate da qualche debito...

Bernardino. Sì, ottomila scudi sono un bel danaro.

Fulgenzio. La sposa è figliuola del signor Filippo Ganganelli.

Bernardino. Buono, lo conosco, è un galantuomenone; è un buon villeggiante; uomo allegro, di buon umore. Il parentado è ottimo, me ne rallegro infinitamente.

Leonardo. Ma se non rimedio a una parte almeno delle mie disgrazie....

  1. Ed. Zatta: Servo umilissimo.
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