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LE BARUFFE CHIOZZOTTE 39

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Toffolo. Stè in drio[1], che ve coppo. (minacciando con sassi)

Lucietta. Zente! (gridando)

Pasqua. Creature! (gridando)

SCENA XII.

Paron Fortunato, Libera, Orsetta, Checca. Uomini che portano pesce e farina, ed i suddetti.

Fortunato. Com’ela? Com’ela? Forti, forti, com’ela?

Orsetta. Oe! custion[2].

Checca. Custion? poveretta mi! (corre in casa)

Libera. Inspiritai, fermeve.

Beppo. Per causa vostra. (alle donne)

Orsetta. Chi? cossa?

Libera. Me maraveggio de sto parlare.

Lucietta. Sì, sì, vualtre tegnì tenzon[lower-alpha 1].

Pasqua. Sì, sì, vualtre sè zente da precipitare.

Orsetta. Sentì che sproposità!

Libera. Sentì che lengue!

Beppo. Ve lo mazzerò sulla porta.

Orsetta. Chi?

Beppo. Quel furbazzo de Marmottina.

Toffolo. Via, che mi no son Marmottina. (tira de’ sassi)

Pasqua. Paron, in casa. (spingendo Toni)

Lucietta. In casa, fradelo, in casa. (spingendo Beppo)

Toni. Stè ferma.

Pasqua. In casa, ve digo, in casa. (lo fa entrare in casa con lei)

Beppo. Lasseme stare. (a Lucietta)

Lucietta Va drento, te digo, matto; va drento. (lo fa entrare con lei. Serrano la porta)

Toffolo. Baroni, sassini, vegnì fuora se gh’avè coraggio.

  1. Tenete mano.
  1. Indietro.
  2. Contesa, lite: Boerìo:
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