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496 ATTO PRIMO

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Filippo. Così è per l’appunto [1]. Oh benedetti siano i nostri zecchini: è vero che non arrivano alla metà del luigi, ma qui si spende un luigi, come da noi si spende un zecchino.

Anselmo. Credo tutto ciò, ma quattro luigi il mese mi pare troppo.

Filippo. Signore, nelle locande non si può spender meno. Se va in una casa particolare, spenderà la metà; ma poi non sarà servita. Converrà si provveda il mangiare altrove, o che se lo faccia da sè, e vi vorrà un servitore, e i servitori a Parigi costano assai, e non fanno niente. Io sono locandiere e trattore, e la servirò ad un prezzo assai conveniente.

Anselmo. Che vuol dire, a qual prezzo mi darete voi da mangiare?

Filippo. Vuol pranzo e cena?

Anselmo. No no, per il pranzo solo.

Filippo. Quanti piatti?

Anselmo. Una cosa onesta.

Filippo. Una buona zuppa.....

Anselmo. Zuppa, zuppa, sempre zuppa [2]; non si potrebbe mangiare quattro[3] risi alla veneziana?

Filippo. La servirò di riso, s’ella comanda, ma qui poco si usa, e quando si dà, si fa cuocere quanto[4] il bue. Però so il costume d’Italia, e sarà servita. Le darò un buon bollito, un’antremè[5], un arrosto...

Anselmo. Cosa significa un antremè?

Filippo. Un piatto di mezzo. Le darò le frutta, il formaggio, la fornirò di pane, di vino[6]; e non mi darà che sei lire al giorno per due persone.

Anselmo. Sei lire di Francia, che sono dodici di Venezia[7].

Filippo. Sì signore, questo è il meno che qui possa spendere.

Anselmo. (Ho capito, ci resterò poco[8]; le mie disgrazie non mi permettono di soffrir questa spesa).

Filippo. È contento, signore?

  1. Nelle ed.i cit. sì legge: Così è per appunto. Poi Filippo segue a dire: Vuol pranzo o cena? Manca il resto.
  2. Nelle ed.i cit. c’è punto fermo.
  3. C. s.: due.
  4. C. s.: come.
  5. Così il testo, per entremets.
  6. C. s.: di pane e di vino ecc.
  7. Nelle ed.i cit. c’è punto interrogativo.
  8. Nelle ed.i cit. c’è punto fermo.
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