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502 ATTO PRIMO

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SCENA XII.

Filippo, poi[1] Lisetta.

Filippo. (Esce dalla porta del suo appartamento, guardando dietro a Pandolfo che parte) Se ne va l’amico. Parte; se ne va[2]; se n’è andato. Sia ringraziato il cielo,[3] veggiamo di parlare a Lisetta. (s’incammina)

Lisetta. È partito mio padre? (sulla porta)

Filippo. Sì, è partito, ed ora io veniva[4] da voi.

Lisetta. Che dite eh! della maniera indegna[5] con cui mi tratta? Sono io da far mettere sulla gazzetta?[6]

Filippo. Io ci patisco niente meno di voi, e vi assicuro che comprerei questi fogli a costo di sagrificar tutto il mio. Ma il male è fatto, ed è inutile per questa parte il rimedio.[7] A quest’ora ne sarà pieno tutto Parigi. Gli uomini deputati alla distribuzione di questi fogli, corrono per tutti i quartieri. I curiosi li aspettano con impazienza, e se un articolo novo interessa, non si parla di altro in tutta quella giornata. So come sono a Parigi, aspettate di essere visitata da più d’uno.

Lisetta. Venga chi vuole, io non mi lascierò[8] veder da persona. Una giovane onorata non deve essere esposta e messa in ridicolo in tal[9] maniera.

Filippo. Figuratevi qual pena avrei io medesimo, veggendovi in un tale imbarazzo. Vi è nota la mia passione.[10] Sapete quale interesse io abbia nel vostro decoro e nella vostra tranquillità.

Lisetta. Liberatemi, per carità, da un si duro impegno. Provate almeno, fatemi domandare a mio padre.

Filippo. Lisetta carissima, io veniva appunto per dirvi che il passo è fatto. Ho pregato una persona di autorità e di credito,

  1. C. s.: e.
  2. Nelle ed.i cil. c’è punto fermo.
  3. Nelle ed.i cit. c’è punto fermo.
  4. C. s.: ed io veniva ora ecc.
  5. C. s.: Che dite della maniera ecc.
  6. C. s.: sulle gazzete
  7. Nelle ed.i cit. Filippo così seguita: So come sono a Parigi ecc. Il resto manca.
  8. C. s.: lascio.
  9. C. s.: questa.
  10. Nelle ed.i cit. Filippo aggiunge: Sappiate che non to saprei sopportare. Sapete qual interesse ecc.
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