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530 ATTO SECONDO

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Roberto. Avete voi veduta la figlia del signor Pandolfo?

Anselmo. No, non l’ho ancora veduta.

Roberto. Vedetela, e poi giudicate del di lei merito e della giustizia ch’io le rendo.

Anselmo. Voglio accordarvi ch’ella sia bella, ch’ella sia virtuosa, ma sapete voi chi è suo padre?

Roberto. È un uomo stravagante, ridicolo; lo so benissimo.

Anselmo. Sapete voi ch’egli è stato[1] mio servitore?

Roberto. Servitore? Per verità è un poco troppo. Ma.... se lo ha fatto per necessità, per disgrazia....[2]

Anselmo. Non signore, l’ha fatto perchè tale è[3] la sua nascita e la sua condizione.

Roberto. Presentemente è mercante....

Anselmo. Sì, è un mercadante[4] che ha fallito tre o quattro volte.

Roberto. Miserabile condizion di un tal impiego! siamo tutti soggetti alle ingiurie della fortuna.

Anselmo. Fallir col danaro[5] in mano non è azione che meriti compatimento.

Roberto. Io ho delle corrispondenze per tutto. Non ho sentito a reclamare di lui[6].

Anselmo. Perchè i suoi negozi non erano di conseguenza.

Roberto. Se è così, non avrà fatto gran torto ai corrispondenti.

Anselmo. Voi difendete il padre, perchè siete innamorato della figliuola[7].

Roberto. Povera sfortunata! Ella non ha alcuna parte nei disordini di suo padre. Ella merita tutto il bene.

Anselmo. Sareste voi disposto[8] a sposarla?

Roberto. Perchè no? Lo farei col maggior piacere del mondo.

Anselmo. E soffrireste di avere un suocero sì villano?[9]

Roberto. Ella è piena di merito e di gentilezza.[10]

Anselmo. Uno stolido di tal natura?

  1. C. s.: che egli sia stato.
  2. C. s.: Servitore?... Se l’ha fatto per necessità... per disgrazia...
  3. C. s.: No signore, l’ha fatto perchè è tale la sua ecc.
  4. C. s.: mercante.
  5. C. s.: Fallire col denaro ecc.
  6. C. s.: contro di lui.
  7. C. s.: figlia.
  8. C. s.: Inclinereste.
  9. C. s.: un suocero villano?
  10. Nelle ed.i cit. segue: «Ans. E cosa direbbero i vostri ecc.».
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