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502 ATTO SECONDO

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Fontene. Eh, che cosa si può dare di peggio, oltre una donna, che si fa mettere sugli affissi?

Rose. E perchè dunque venite voi a vederla?

Fontene. Per curiosità.

Filippo. Signore, la giovane vi domanda scusa. Ella dice, che senza suo padre non riceve nessuno.

Rose. Possibile che sia così riservata?

Filippo. Io ho fatto il mio dovere. Ho degli affari, con permissione. (Mi preme di sollecitare la mia invenzione). (da sè, e parte)

SCENA X.

Monsieur la Rose e madame Fontene, poi Doralice.

Rose. Signora, che dite?[1] Ella non è si facile, come vi pensate.

Fontene. Oh, sapete[2] perchè fa la ritrosa? Perchè le avete fatto dire, che vi è una donna. Se avesse creduto che foste voi solo[3], sarebbe immediatamente venuta. Ma io la voglio vedere assolutamente[4].

Rose. Converrà aspettare suo padre.

Fontene. Eh, che questa sorta di gente non merita alcun rispetto. Andiamo, andiamo, entriamo nella camera liberamente. (va per entrare nell'appartamento[5].)

Doralice. (Sulla porta) Signora, qual premura vi obbliga a voler entrare nelle mie camere?

Fontene. Oh! il piacere di vedervi, madamigella, (affettando allegria ed ironia[6].)

Doralice. Questo è un onore ch’io non conosco di meritare[7]. Vorrei sapere, chi è la persona che mi favorisce.

Fontene. (Ci trovate voi queste rarità?) (piano a monsieur la Rose)

  1. C. s.: Che dite, signora? Non è sì facile ecc.
  2. C. s.: Sapete.
  3. C. s.: Che foste solo.
  4. C. s.: Ma la voglio vedere.
  5. C. s.: va per entrar nella camera.
  6. C. s.: con ironia.
  7. C. s.: ch’io conosco di non meritare.
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