< Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1922, XXI.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

LA GELOSIA DI LINDORO 155

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Goldoni - Opere complete, Venezia 1922, XXI.djvu{{padleft:161|3|0]]

ATTO TERZO

SCENA PRIMA.

Don Roberto e Lindoro.

Lindoro. Come sperate, signor padrone, di poter scoprire la verità in mezzo a tante menzogne, a tante cabale, a tanti artifizi?

Roberto. Finora non abbiamo pensato alla cosa più necessaria, e dalla quale si doveva principiare. Non abbiamo pensato a sentire, ad interrogare, a costituire mio figlio.

Lindoro. Non dirà niente, o mentirà come gli altri[1].

Roberto. C’è una maniera assai facile per iscoprire o dubitare almeno della segreta sua inclinazione. Sei ricusa di maritarsi, si può temere; s’egli sposa la vedova, non v’è niente che dire.

  1. Nell’ed. Zatta: gl’altri. E così, più sotto: degl’altri, gl’ho ecc.
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.