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212 ATTO PRIMO

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Goldoni - Opere complete, Venezia 1922, XXI.djvu{{padleft:218|3|0]] la cantatrice, gli ha[1] proibito di più trattarla, di più vederla, e di più pensarvi. E so che per questa sola cagione, era risoluto d’obbligarlo a sposar la vedova...

Fabrizio. Certo, che se il padrone fosse vissuto, forse il figlio l’avrebbe fatto, ma ora ch’è padron di se stesso...

Lindoro. Che dirà la signora donna Eleonora? darà in furore se saprà questo fatto.

Fabrizio. Eh, ora la signora donna Eleonora non pensa più alla famiglia. Desidera di sapere le sue condizioni, ed ha già preparato quello che le deve asciugare le lagrime della vedovanza.

Lindoro. L’ha di già ritrovato sì presto?[2]

Fabrizio. Non è andata molto lontano a cercarlo. Lo conosceva da figlia, se l’ha[3] onestamente coltivato da maritata.

Lindoro. È forse il signor don Filiberto?

Fabrizio. Egli per l’appunto.

Lindoro. Io non l’avrei mai creduto.

Fabrizio. Ed io vi ho sempre pensato. Ora, per tornare a proposito di Tognina....

Lindoro. Ecco qui la signora donna Eleonora. (guardando verso la scena)

Fabrizio. Mutiamo discorso.

Lindoro. Sarà meglio ch’io me ne vada. (parte)

SCENA II.

Donna Eleonora vestita a lutto, e Fabrizio.

Eleonora. Fabrizio. (chiamandolo)

Fabrizio. Signora.

Eleonora. A che ora ha detto di venire il notaro?

Fabrizio. Non dovrebbe tardar a venire. Tutti han detto di trovarsi qui a sedici ore.

Eleonora. Il mio procuratore è avvertito?

  1. Ed. Zatta: gl’ha.
  2. Così l’ed. Zatta. Altre posteriori stampano: L’ha di già ritrovato? sì presto?
  3. L’ed. di Bologna e altre: e se l’ha.
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