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358 ATTO QUINTO

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Pandolfo. C’entro benissimo, perchè io e la mia figliuola abbiamo pranzato con loro.

Placida. Dove?

Pandolfo. Qui.

Placida. Quando?

Pandolfo. Oggi.

Placida. Oggi avete pranzato qui tutti due? (a Costanza)

Costanza. Che maraviglie ridicole! per che cosa[1] ci avete fatte tante scuse?

Placida. Perchè mio marito mi aveva dato ad intendere che si aveva sottratto da ricevervi con un pretesto...

Pandolfo. No, no, ci ha dato da mangiare magnificamente col solo dispiacere di esser privi della vostra e della sua compagnia.

Placida. (Io non capisco niente: io non so perchè mio marito abbia voluto nascondermi questo desinare). (da sè)

Pandolfo. Quel che mi raccomando è di sollecitare la cena più che potete, perchè io non sono avvezzo a far tardi.

Placida. Io non so che dire. Mio marito non mi ha detto niente. Quando verrà, sentiremo. Favorisca[2] intanto d’accomodarsi.

Pandolfo. Nell’altra camera avete una poltrona eccellente.

Placida. Vuol passare nell’altra camera?

Pandolfo. Oh sì, mi piace quella poltrona.[3] E se venisse il signor Leandro, mi addormenterei saporitamente. (entra in camera)

SCENA III.

Placida e Roberto.

Roberto. Riverisco la signora Placida.

Placida. Serva sua.

Roberto. C’è il signor Gottardo?

Placida. Non c’è, ma starà poco a venire.

Roberto. Se vi contentate, l’aspetterò.

  1. Nell’ed. Zatta: perchè cosa ecc.
  2. Nell’ed. Zatta è stampato, certo per errore: favoriscano.
  3. Nell’ed. Zatta le parole che seguono sono attribuite, certo per errore, a Placida.
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