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GLI AMANTI TIMIDI 47

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ATTO TERZO.

SCENA PRIMA.

Arlecchino portando le robe sue per metterle nel baule.

Corpo del diavolo! No la pol esser altro che cussì. Penso, repenso; el mio ritratto ghe giera. In fumo nol poi esser andà. Carlotto no lo pol aver tegnù per elo. Certo, seguro Camilla l’ha tolto. Camilla me l’ha scambià... ma se la lo voleva, perchè refudarlo? Poi esser che la l’abbia fatto per modestia, per suggizion[1]. Ma cossa ghe ne vorla far? Tor el ritratto e no dir gnente all’original, per cossa? No credo gnente. E chi me segura che Carlotto m’abbia dà el mio, o quello del mio patron? Se almanco podesse parlar a Carlotto! Son sempre più confuso, stordio. Cossa ghe xe vegnù in testa a quel lavador

  1. Ed. Zatta: soggezion.
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