< Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1926, XXIII.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.

ENRICO 497

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Goldoni - Opere complete, Venezia 1926, XXIII.djvu{{padleft:501|3|0]]

Del nuovo Re contenti; e stabilite

Questa massima in voi: ch’è Re felice
Quel che regna nel cuor de’ suoi vassalli.
Enrico. Non avranno a dolersi i miei vassalli
Di me, com’io di voi dolermi è forza.
(piano a Leonzio
Matilde, l’amor mio...[1]
Leonzio.   Seguite, amici,
Il vostro Re. Darà ben egli al mondo
Prove del suo gran cor.
Enrico.   Sì, miei fedeli,
Vostro padre sarò più che Re vostro.
Le notti veglierò per vostro bene,
I giorni suderò per vostro scampo.
Serberò a mio poter l’amica pace;
Ed a chi osasse minacciar la guerra
Porterà lo spavento il braccio mio.
Premierò gl’innocenti; a’ contumaci
Sarò giusto con pena; e dì felice
Quello per me sarà, in cui io possa
Beneficare alcuno. Aperta sempre
Fia del regio favor la porta a tutti.
Prevenirò talvolta anco il rossore
Degli oppressi ritrosi. Altro tributo
Io non chiedo da voi, che l’amor vostro.
Cercherò meritarlo. I miei difetti
Tollerate, miei figli, ed io prometto
I vostri tollerar, quando non siano
Dannosi ad altri, o di perverso esempio.
Chi gravato si lagna, a me suoi torti
Venga ad espor. Contro me stesso ancora
Un tribunal dalla ragione eretto
Nel mio seno averò.

  1. Bett: N’intendete il perchè.
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.