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ENRICO 515

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Del core di Matilde? Al nuovo sposo

Disperata si dona, oppure amante?
Comunque sia, questo rivale odiato
Felice non sarà. S’io non possedo
Il bel sen di Matilde, altri nol goda;
Sì, vuo’ che pera Ormondo. Non lo scusi
Non saper ch’io l’amassi. Io vuo’ che provi
Parte di quel dolor che il cor m’opprime:
Una carcere chiuda il reo ministro
Di questa pena mia...
Costanza.   Signor, qual cura
Ruba il sonno a’ vostr’occhi?
Enrico.   Voi, Costanza,
Perchè in ora notturna errando andate?
Costanza. Non ritrova riposo un’alma amante.
Enrico. Ah, che pur troppo anch’io, d’amor ripieno,
Fuggo l’odiose piume ed il riposo[1].
Costanza. Posso dunque sperar cotanto affetto
Nel bel core d’Enrico?
Enrico.   Anzi giammai
D’altro foco maggior non arse un core.
Costanza. Felice me! Che ritardate dunque
L’opra a compir? Se lo bramate, o caro,
Se vi piace così, pronta ho la mano.
Enrico. Costanza, addio.
Costanza.   Come! Fuggite adesso
Quel che pria desiaste? E che mai deggio
Creder di voi?
Enrico.   Che il più infelice al mondo
Non v’è, nè vi fu mai. Che sol la morte
Può dar fine al mio duolo, e che me stesso
Nello stato presente io non intendo.
(parte per l’appartamento reale

  1. Bett.: odio il riposo.
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