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ENRICO 521

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In mezzo alle tempeste, ei non è audace

Nel mar tranquillo, e coi pensiero ai porto
Va reggendo la nave in ogni evento.
Poichè cura maggiore al Re mi guida,
Parlerogli di voi; le vostre nozze
Farò sollecitar. Il vostro nodo
Non men che a voi m’è caro e m’appartiene[1].
(parte per l’appartamento reale

SCENA IV.

Costanza, poi Enrico con guardie dal suo appartamento privato.

Costanza. Infelice Costanza! Or più che mai

Fra la speme confusa ed il timore,
Soffri in pace... Ma veggo?... oppur m’inganno?
Sì, sì, egli è desso. Tenterò mia sorte;
E se fìa d’uopo, con inganno ancora.
Enrico. Olà, guardate i passi; e voi, Costanza, (alle guardie[2]
Ite alle vostre stanze.
Costanza.   In simil guisa
La sua sposa novella Enrico accoglie?
Enrico. L’alte cure del regno alla mia mente
Fanno peso soverchio. Or non poss’io
Far parte con amor de’ miei pensieri.
Deh lasciatemi solo. Alcun non passi
Senza mio cenno. (alle guardie
Costanza.   Partirò; ma prima
Pochi accenti ascoltar piacciavi almeno.
Enrico. Siate breve, e v’ascolto.
Costanza.   Non temete
Che mi voglia abusar del vostro dono.
Scorgo negli occhi vostri un fosco raggio

  1. Bett.: Forse mi preme — Più di quel ch’a voi preme il vostro bene.
  2. Nell’ed. Bett. si aggiunge: le quali si distribuiscono a guardar le porte.
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