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ENRICO 551

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Nè fia per voi scarso favor che venga

Nunzio del destin vostro una Regina.
Enrico. Come! don Pietro?
Riccardo.   Sì, già di Palermo
Tutte occupò le vie. Sale la reggia;
Si dice il Re.
Enrico.   Che fanno i miei soldati?
Riccardo. Sono vostri nemici.
Leonzio.   Ecco dal Cielo
11 fulmine scagliato.
Enrico.   E con qual dritto
Don Pietro aspira di Sicilia al trono?
Costanza. Con quel dritto che a lui diede Costanza.
Enrico. Ah crudeli, v’intendo. Uniti tutti
Siete contro di me.
Costanza.   Che? Pretendete[1]
Impunemente calpestar le leggi
Dell’estinto Ruggiero? Alla mia fronte[2]
La corona usurpar? Non vi bastava
Possederne di lei la maggior parte?
Ora scendete da quel trono, a cui
Con inganno saliste, ed apprendete
Che tirannico impero ha tristo fine.
Leonzio. Oh mal spesi sudori! oh mie fatiche
Mal compensate! oh zelo mio schernito!
Enrico. No, non fia ver che questo regno usurpi
La rival di Matilde. Estinta ancora
Regnerà sul mio soglio in quella guisa
Che regna nel mio cuor. Venga don Pietro,
Venga l’eroe della Sicilia. Anch’io
So maneggiar la spada, ho core anch’io
Che i cimenti non teme, e che i diritti
Può sostener del contrastato soglio.
Seguitemi, o fedeli. Ancorchè pochi

  1. Bett.: Sperai forse ecc.
  2. Bett.: a me volevi.
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