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SCENA XII[1].

Narsete solo.

Donna crudel, t’inganni ben, se credi ecc.

...Mi cadano dal Ciel fulmini orrendi.
Chi vidde (sic) mai contro il Leon Leone,
Contro l’Orso infierir l’Orso rapace,
Contro la Tigre incrudelir la Tigre?
E pur contro dell’Uom l’Uomo infierisce,
E la Donna è crudel contro la Donna!
Misera umanità! Sei delle Belve
Talor meno pietosa, e più feroce.
Più di Libica selva il cuor dell’Uomo ecc.
.     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .     
Amor è quel che di Teodora in seno
Tanti mostri produsse. Io già la vita
Porrò in salvo d’Antonia. I Dei superni
Avran col lor poter cura del resto. (via

SCENA XIII[2].

Camera con Tavolino e Sedia.

Bellisario, poi Teodora.

Bellisario. Cesare vuole ch’io parta? il suo comando (sic)

Lieto ubbidisco. L’Africano orgoglio
A frenar mi destina. È un dolce incarco;
Ma perchè minaccioso? È perchè quello,
Ch’egli darmi solea per premio un tempo,
Or mi impone per pena? Ei sa per prova,
Che anela sol di Bellisario il core

  1. Corrisponde alla sc. IX del 3. atto.
  2. Corrisponde alle scene X e XI del 3. atto.
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