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AH’innocente cor, ch’unqua t’offese,

Ma non fia ver, ch’io di perdon favelli, (si leva
Giustiniano. Superbo, tu sei reo, certa è la colpa; ecc.

SCENA IV[1].

Teodora e detti.

Teodora.   Sì, Teodora

E colei che t’accusa, e Giustiniano ecc.
.     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .     
Io di farla eseguir la cura prendo.
(Prende la sentenza, e la consegna ad uno che si affaccia alla quinta.
L’Imperador l’impone, oggi s’adempia.
Bellisario. Crudel, sarai contenta: io volontario ecc.
.     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .     

SCENA V[2].

Giustiniano e Teodora.

Teodora. Ah Giustinian, dolce mio Sposo, il folle ecc.

D’una interna mozion (ah non vorrei,
Che pietà fosse, o qualche dubbio affetto), ecc.
.     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .     
Giustiniano.   Taci, che il pianto
Quasi vile mi rende. Ah, se potessi
Bellisario salvar, senza che offesa
Rimanesse Teodora, io lo farei.
Si punisca la colpa, e s’egli è reo... ecc.
.     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .     

  1. Corrisponde alla sc. V del 4. atto.
  2. Corrisponde alla sc. VI del 4. atto.
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