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100 | ATTO QUINTO |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Goldoni - Opere complete, Venezia 1927, XXIV.djvu{{padleft:104|3|0]]
Eufemia. Ah! non tel dissi,
Che bell’alma ha nel sen? [2] (ad Arianna
Arianna. Ma che pretendi
Alla testa di gente empia, ribelle? [3]
Giustino. Venga Anastasio, e lo dirò.
Arianna. Non basta.
Che Augusta t’oda?[4]
Giustino. No.
Arianna. Ma s’ei ricusa
Di portar qui, dove ti trovi, il passo?
Giustino. Venga sicuro sulla mia parola;
Non paventi d’oltraggio[5].
Arianna. A rinvenirlo
Vadasi dunque. Ah! di Giustin nel volto
Parmi veder della pietade il nume.
Non s’irriti, si umilii[6] il cor feroce
D’Anastasio, e agli Dei la fronte inchini. parte
SCENA XI.
Giustino, Vitaliano, Eufemia, Polimante e soldati.
È tuo compagno, o prigionier lo guidi?
Giustino. Stupisci, Eufemia, e in Vitalian conosci
Il mio germano.
Eufemia. Oh Dei! Che temer deggio
Da un re crudel che alle mie nozze aspira?
- ↑ Queste parole, che sono nell’autografo, mancano nell’ed. Zatta.
- ↑ Nel ms. c’è qui l’esclamativo; e l’interrogativo dopo dissi.
- ↑ Ms.: empia, e ribelle?’.
- ↑ Ms.: Che Augusta oda i tuoi detti? Giu. No, non basta. — Ar. E s’ei ricusa di portar qui il passo? — Giu. Venga sicuro pur sulla mia Fede ecc.
- ↑ Ms.: l’oltraggio.
- ↑ Ms.: umilj.