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106 ATTO QUINTO

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Ascender non potevi; altro piacere

Non sospirava il tuo bel core amante.
Un consiglio però darti vogl’io:
Non ti fidar della fortuna [1]. È cieca,
È volubile, è donna; ai Dei t’affida;
Essi in tanti perigli hanno prestato
Il lor braccio al tuo aiuto. Avverti, o figlio,
(Non mi posso scordar un sì bel nome)
Avverti, io ti dicea, che la superba
Vanità non t’acciechi. Alla capanna
Dove fosti allevato, qualche fiata
Pensa, e a’ tuoi primi pastorali arredi.
Credimi, gioverà tal rimembranza
A conservarti umile. E tu, che sei (ad Eufemia
La sposa sua, ricordati che devi
Amar lui solo, e odiar l’empio costume
Di quelle che altrui fan parte[2] del core.
Giustino. Perdona in lui l’etade. (ad Eufemia
Eufemia.   Ah! sì, fedele
Sempre ti adorerò.
Giustino. Questo, mia vita,
È l’unico piacer che il mio cor brama.
In ogni fier cimento, in ogni pugna
Presi gli auspici miei dal nostro amore.
Ei fu che resse il braccio mio; che forza
Diemmi per debellar uomini e fiere [3].
Grazie, superni Dei, grazie di tante
Prodigiose vittorie. Ah! non fu sogno
Quel che ieri m’apparve: ora il comprendo [4].
Fu vision, fu presagio. Ecco avverato
Ciò che il Ciel mi promise. Il Ciel non mai
Favella invano. Oh! quali voti, oh quanti
Offrir dovrò de’ sagri [5] Numi all’ara!

  1. Nel ms. c’è punto e virgola.
  2. Ms.: fan parte altrui.
  3. Ms.: Fere.
  4. Nel ms. c’é punto e virgola, e così dopo pressagio.
  5. Ms.: sacri.
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