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140 ATTO PRIMO

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Da genitor guerriero, carco di glorie, è nata:

Ricchi smanigli e gemme, schiavi ti reca in dote:
Queste son beltà vere, l’altre a me sono ignote.
Tamas. Dunque per gemme e schiavi, per vesti, perle ed oro,
Perder dovranno i figli di libertà il tesoro?
Machmut. Odi, vuo’ consolarti. Fatima la tua sposa
Ricca non è soltanto, ma è bella, ed è vezzosa.
Donne che l’han veduta uscir dal bagno fuora,
Giuran che beltà pari non han veduto ancora.
D’alta statura e grave, lunghi capelli e neri,
Non tinti di[1] sandracca, ma nel color sinceri;
Guancie vermiglie e piene, bocca del riso amica,
Seno che imprigionato suol tenere a fatica.
Non ha, qual si accostuma nell’ultime pendici
Del tartaro confine, pendenti alle narici;
Ma vagamente adorna i crini, il collo, il petto,
Spira dolcezza e amore in maestoso aspetto.
D’uopo non ha la bella d’usar candido impiastro
Sulla mano di neve, sul piede di alabastro:
Nel portamento altera, piena di brio, di foco...[2]
Parti che molto io dica, [3] e pur dissi anche poco.
Mirala, e dimmi poi, se fia tal peso grave;
Se può sposa sì vaga valer per cento schiave.
Che l’ami, e che l’adori non dico, e non comando;
Mirala, e ciò mi basta, questo è quel che io domando.
parte

SCENA IX.

Tamas solo.

E vi sarà d’Ircana donna più bella ancora?

Di Fatima il ritratto nell’udirlo innamora.
Gli occhi, le guancie, il crine, la mano, il viso, il petto...

  1. Edd. Pitteri e Pasquali: da.
  2. Ed. Zatta: e di foco.
  3. Nell’ed. Zatta c’è qui il punto interrogativo.
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