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LA SPOSA PERSIANA | 157 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Goldoni - Opere complete, Venezia 1927, XXIV.djvu{{padleft:161|3|0]]
Ircana. E ben, che rechi?
Tamas. Odimi...
Ircana. Ti confondi.
Parte la sposa tua? Resta con te? Rispondi.
Tamas. Partirà, se lo vuoi, ma che noi voglia[1] io spero.
Ircana. Speri che non lo voglia?
Tamas. Frena lo spirto altero.
La vidi; ella ti cede in merto ed in bellezza;
Ma, soffri che io tel dica...
Ircana. Mi supera in dolcezza!
E non è scarso pregio, ancorché non sia vaga.
Donna che facilmente di parole s’appaga. (con ironia
Le schiocche non invidio, io son femmina [2] audace.
Eleggi delle due; sciegli [3] qual più ti piace... altera
Tamas. Ho scelto; e tu lo sai, crudel, se preferita
Ti ho alla sposa non solo, ma al padre ed alla vita.
Questa che a torto insulti, questa che abborri tanto,
Ha di stimarti il pregio, vuol di piacerti il vanto.
Sa che ti adoro, e il soffre; sa che mi piaci, e loda
Che io serbi fede, e sembra, che per te esulti e goda.
Giura le fiamme nostre soffrir senza fatica;
Non la temer rivale, l’avrai compagna e amica.
Che ti par?
Ircana. Non lo credo.
Tamas. T’inganni, idolo mio.
Ircana. Son donna, e delle donne l’arte conosco anch’io.
Tamas. Che puoi temer?
Ircana. Che finga non essere gelosa,
E di vendetta in seno covi la serpe ascosa.
Tamas. No, non può darsi. In viso troppo è modesta e umile.
Ircana. Questo delle alme accorte, questo è l’usato stile.
Tamas, tu non sai quanto sotto un placido aspetto