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176 ATTO TERZO

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Machmut. (Mirala, qual ti sembra?) (ad Osmano

Osmano.   (Ha il portamento altero).
Machmut. Piaceti?
Osmano.   Non mi spiace.
Machmut.   Se la vuoi, contrattiamo.
Osmano. Sotto il manto le man[1](pongono le mani sotto le vesti
Machmut.   Prestamente accordiamo.
Ircana. (Ah che il crudel mi vende! In tal modo fu fatto
Già da Machmut[2] istesso col padre mio il contratto).
Misera me! lasciate, perfidi, un’infelice.
(tenta liberarsi dalle catene
Tamas più non m’ascolta, sperar più non mi lice.
Machmut. Basta così, son pago.
Osmano.   Avrai tosto il contante;
Avrai zecchini cento, del nuovo giorno innante.
Ircana. Ah per pietà, signore, a qual destin funesto?...
(a Machmut
Machmut. Schiava mia più non sei, il tuo signore è questo, parte
Osmano. Seguimi. (ad Ircana
Ircana.   Ah pria di trarmi lungi da questo tetto,
Pensate che di Tamas son io l’unico affetto.
Osmano. E tu pensa ch’io sono padre della sua sposa;
Ti tratterò qual merti, femmina orgogliosa. parte
Ircana. Ahimè! che intesi mai? ahimè, l’amor, la vita:
Tamas, Tamas, mio bene, io parto; io son tradita.
(parte cogli Eunuchi


Fine dell’Atto Terzo.

  1. Così l’ed. Zatta. Nelle edd. Pitteri e Pasquali è stampato, per isbaglio: vesti.
  2. Così l’ed. Pasquali. Nelle edd. Pitteri e Zatta leggesi soltanto: Da Machmut ecc.
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