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GIUSTINO | 19 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Goldoni - Opere complete, Venezia 1927, XXIV.djvu{{padleft:23|3|0]]
Armerò, se i miei voti ascolta il Cielo.
Ergasto. Figlio, sei [2] illeso? O dei [3], grazie vi rendo.
A gran perìglio ti esponesti.
Giustino. Ah! padre [4],
Quanto più lieve al genio mio rassembra
Pugnar con gente armata, anzi che in giro
Volger [5] l’adunco ferro e le mature
Spiche troncar dal biondeggiante stelo.
Eufemia. Valoroso garzon, la vita io deggio
Al braccio tuo che mi difese.
Giustino. Io nulla
Feci più del dover. (si pone in disparte
Ergasto. Dimmi: qual gente (ad Eufemia
T’inseguiva coll’armi? Avean desio
D’aver te nelle mani, o le tue spoglie?
Erano masnadieri o traditori?
Avean piacer d’averti viva o morta?
Eufemia. Questo non so. Non li conobbi; aveano
Con maschere[6] coperto il volto infame.
Ergasto. Ma tu chi sei, gentil donzella?
Eufemia. Eufemia,
D’Anastasio germana.
Ergasto. E perchè sola
Tra codeste campagne?
Eufemia. Io non fui sola,
Quando partiimi[7] da Bisanzio. Avea
Servi meco e custodi. Io fui dagli empi[8]
Abbandonata. All’apparir [9] di questa
Perfidissima gente, i miei seguaci
Tutti fuggir, sola rimasi; e preda
De’ ladroni sarei, se in mio soccorso