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L’AUTORE

A CHI LEGGE[1]

P

ARVE a me, che le Lettere di una Peruviana, recate dal Francese nell’Italiana favella, formassero il più bel Romanzetto del Mondo [2]. M’innamorai dello stile semplice, ma succoso, alla maniera degli Orientali. Udite il primo periodo, se letto per avventura voi non l’aveste: Aza! mio caro Aza! le grida della tua tenera Zilia, come un vapor mattutino, escono, e si dileguano prima di giugnere a te. Ecco come la innocente prigioniera de’ suoi nemici, avventura lo sfogo di sua passione coll’amante, che è a lei lontano, e paragona i suoi lamenti al vapor mattutino, che dileguasi nel breve giro che occupa, appena nato. Le passioni mi parvero sì virtuose, e sì nobilmente trattate, e tanto mi sembrarono gli avvenimenti curiosi, che m’invogliai di tessere una Commedia sull’idea del Romanzo medesimo. I personaggi di Zilia e di Aza sono di carattere eroico, sufficiente ad una Tragedia; ma trasportati lungi dal loro Paese, in una specie di schiavitù, in potere di persona privata, che figura principalmente nell’azione dell’Opera, fa sì che il soggetto divenga Comico, o Tragicomico almeno. Aggiungesi ad aumentare il grado della Commedia, un Fattor di Campagna ridicolo nella sua età avanzata [3]; un Giovane contadino semplice, ma giocoso; una Serva brillante; ed il Marito di Madama Cellina, che ha la sua parte di caricatura ridicola. Dove parlano i Peruviani, lo stile certamente eccede quello della Commedia, ma non si possono far parlare diversamente; anzi ho creduto sempre cosa utile e necessaria far parlare gli Attori di ciascheduna Commedia non col linguaggio

  1. Questa prefazione fu stampata in testa alla commedia nel tomo III (1757) dell’ed. Pitteri, che uscì a Venezia in principio del 1758.
  2. Le Lettres d’une Peruvienne della signora di Grafigay uscirono nel 1747 e la traduzione italiana fu stampata a Venezia nel 1754: vedasi la Nota storica in fine della commedia.
  3. Nel testo: avvanzata.
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