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10 ATTO PRIMO

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Non giugnea[1] quel garzon[2].

Ergasto.   Perchè quest’armi?
In sì tenera età, perchè sì ardita?
Eufemia. L’unica è del mio cor delizia e cura
L’arco trattar [3], ed inseguir le belve.
Giustino. (O donna valorosa!)
Ergasto.   Ed or la belva
Inseguita tu fosti.
Eufemia. Ah! ch’io[4] pavento
D’Amanzio crudo una vendetta. Ei m’ama[5];
Io lo disprezzo. Mi giurò più volte
Che pentita m’avrei d’essergli ingrata.
Tesa l’empio m’avrà l’insidia indegna
Per vendicarsi del disprezzo[6] e forse
Colla mia morte.
Ergasto.   Amanzio io ben conosco;
So quant’egli è superbo e quanto è crudo.
Non ti pensar però ch’ei la tua morte
Bramasse [7]; altro da te, figlia, volea[8]
Quel disonesto... Orsù[9], ringrazia il Cielo
Che salva or sei.
Eufemia.   Ma quel che mi diè vita,
Buon padre, è figlio tuo?
Ergasto.   Sì, egli è [10] mio figlio.
Strano ti sembra?
Eufemia.   Il nome suo?
Ergasto.   Giustino.
Eufemia. Ha cotal aria quel garzone in viso,
Che pastor non rassembra.
Ergasto.   È ancor più bello
Del suo volto il suo cor. Ma non isperi
Donna d’innamorarlo. Egli aborrisce[11]

  1. Ms.: giungea.
  2. Garzon, Donzella ecc. scrive sempre il Goldoni con iniziale maiuscola.
  3. Ms.: trattare-
  4. Ms.: che io.
  5. Ms.: mi ama
  6. Ms.: per vendicar il suo disprezzo-
  7. Il Goldoni aveva scritto Volesse, ma cancellò e vi sostituì: Bramasse.
  8. Ms.: voleva.
  9. Ms.: Or su.
  10. Ms.: gl’è.
  11. Ms.: abborisce
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