Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
10 | ATTO PRIMO |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Goldoni - Opere complete, Venezia 1927, XXIV.djvu{{padleft:24|3|0]]
Ergasto. Perchè quest’armi?
In sì tenera età, perchè sì ardita?
Eufemia. L’unica è del mio cor delizia e cura
L’arco trattar [3], ed inseguir le belve.
Giustino. (O donna valorosa!)
Ergasto. Ed or la belva
Inseguita tu fosti.
Eufemia. Ah! ch’io[4] pavento
D’Amanzio crudo una vendetta. Ei m’ama[5];
Io lo disprezzo. Mi giurò più volte
Che pentita m’avrei d’essergli ingrata.
Tesa l’empio m’avrà l’insidia indegna
Per vendicarsi del disprezzo[6] e forse
Colla mia morte.
Ergasto. Amanzio io ben conosco;
So quant’egli è superbo e quanto è crudo.
Non ti pensar però ch’ei la tua morte
Bramasse [7]; altro da te, figlia, volea[8]
Quel disonesto... Orsù[9], ringrazia il Cielo
Che salva or sei.
Eufemia. Ma quel che mi diè vita,
Buon padre, è figlio tuo?
Ergasto. Sì, egli è [10] mio figlio.
Strano ti sembra?
Eufemia. Il nome suo?
Ergasto. Giustino.
Eufemia. Ha cotal aria quel garzone in viso,
Che pastor non rassembra.
Ergasto. È ancor più bello
Del suo volto il suo cor. Ma non isperi
Donna d’innamorarlo. Egli aborrisce[11]