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GIUSTINO | 23 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Goldoni - Opere complete, Venezia 1927, XXIV.djvu{{padleft:27|3|0]]
Per sè grazia non merta e non la chiede.
Ma deh! riserba[1] queste piante, erette [2]
Perchè da’ rai del sol fosser difese
Colè dentro le fiere.
Amanzio. Olà, eseguite. (ai guastatori
L’orator delle fiere io non ascolto. (troncano gli alberi[3]
Ergasto. (Oh superbia inaudita! ei non mi degna
D’un accento, d’un guardo).
Amanzio. Ah! potess’io[4]
Eufemia rinvenir![5] Ella non lungi
Esser dovria. Qui la lasciaro i miei
Servi codardi. Ah! chi [6] sarà quel prode,
Che involò all’amor mio la cara preda?
Sempre non fuggirà. Due son gli acquisti,
A’ quali aspira questo core. Eufemia
Sospiro, è ver, ma più mi cal di questo
Augusto trono. A conseguir entrambi
Forse non tarderò. Di me si fida
Anastasio; già[7] il popolo non l’ama.
Profittarne[8] saprò. Toglier dal trono
Chi è indegno di regnar, non è delitto.
(s’inoltra nel boschetto coi guastatori
SCENA IV.
Ergasto solo.