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14 | ATTO PRIMO |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Goldoni - Opere complete, Venezia 1927, XXIV.djvu{{padleft:28|3|0]]
Dov’è? che fa? Vuo’ rinvenirlo. Oh! giorno[2]
Per me fatale! A che serbarmi in vita,
Giove, sin’or? per tormentarmi? Ah! taci,
Profano labbro. Giove è sempre giusto,
È sempre pio. Sembra talor che opprima,
E benefica l’uomo. Ancora io [3] spero
La mia pace trovar fra’ miei disastri.
Quante volte provai... Ma torna il duce.
Non lo voglio mirar; mi move[4] a sdegno
Il volto di colui. Più volentieri
Tratto colle mie fiere; e veramente
Un uom che di superbia ha il cor ripieno,
È la belva peggior che infesti il mondo. parte
SCENA V.
Amanzio, Eufemia, Giustino [5] e soldati. Giustino colla spada d’Eufemia [6] incalzando Amanzio ed i soldati.
Non averai.
Amanzio. Qual hai [7] ragion, bifolco,
Sovra la principessa?
Giustino. Io la difesi
Da’ traditori, e vuo’ recarla io stesso
Di Cesare all’aspetto.
Amanzio. In van pretendi [8]
Cotant’onor [9]. Soldati, il temerario
Si disarmi o si uccida [10].
Giustino. Io, benché solo,
Di voi tutti non temo, anime vili;
Venite pur.