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276 ATTO TERZO

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Aza. (Richiederla vorrei).

Zilia.   (Ora comprendo i modi.
Onde profuse ingrato alla rival le lodi).
Aza. (Ah, non potea sperarsi[1] tanta virtù in un seno).
Pierotto. (Oh facesser davvero! S’attaccassero almeno).
Zilia. (Egli mi guarda appena. Il suo rimorso intendo).
Aza. (Vicina al gran cimento, il suo rossor comprendo).
Zilia. (Ma che farò? Si vada; tempo mi dia consiglio).
Aza, ti lascio.
Aza.   E dove?
Zilia.   (Mostra l’error nel ciglio).
Ci rivedrem fra poco.
Aza.   Mi fa pietà il suo stato.
Zilia. Mi fa pietade il tuo. Ci rivedremo. (Ingrato), parte

SCENA VIII.

Aza e Pierotto.

Aza. (Parte, mi guarda appena. Mostra nei detti orgoglio.

Misera, si è perduta. L’ha avvelenata il foglio).
Pierotto. Signor, se nulla posso...
Aza.   Vuo’ restar sol.
Pierotto.   Restate.
Aza. (Zilia non è fedele).
Pierotto.   Che genti indiavolate I
Ma se fra noi è altiero chi l’oro in casa serba,
Con ragion dove nasce, la gente è più superba.
Umil però dovrebbe esser or divenuto,
Poiché chi n’ha, si stima, e non quel che ne ha avuto.
parte

  1. Ed. Zatti: spiegarsi.
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