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16 | ATTO PRIMO |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Goldoni - Opere complete, Venezia 1927, XXIV.djvu{{padleft:30|3|0]]
Da più colpi trafitto[1].
Eufemia. Ah! per pietade[2]
Modera l’ira tua. Vedi che in lui
Parla innocenza e rustical costume.
Deh![3] non imperversar contro la vita
D’un misero pastor.
Amanzio. La tua pietade
Sollecita il mio sdegno. Ormai s’adempia
L’ordine mio. (vanno i soldati [4] per ferir Giustino
Eufemia. Per questo sen que’ brandi
Passeran pria. (si pone innanzi a Giustino
Amanzio. Dubbio non v’è: tu l’ami.
E un bifolco anteponi a un Greco duce?
Eufemia. Gratitudine è questa, e non amore.
Mi difese Giustino, ed io il difendo.
Amanzio. (Ecco Cesare, e seco Arianna Augusta).
Soldati, a voi: schieratevi d’intorno.
(Differisco[5] per or la mia vendetta).
(si pongon[6] in ordinanza
Eufemia. Grazia avrem dal germano. A tuo favore
Parlerò, non temer. (piano a Giustino
Giustino. Non sarò pago,
S’io perir non vedrò quell’inumano [7].
(Amanzio va a incontrar l'imperatrice[8]
SCENA VI.
Anastasio, Arianna con guardie, e detti.
Le armate schiere. L’inimico audace
A gran passi s’avanza.