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16 ATTO PRIMO

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Amanzio. Più soffrirlo non posso. Olà, rimanga

Da più colpi trafitto[1].
Eufemia.   Ah! per pietade[2]
Modera l’ira tua. Vedi che in lui
Parla innocenza e rustical costume.
Deh![3] non imperversar contro la vita
D’un misero pastor.
Amanzio.   La tua pietade
Sollecita il mio sdegno. Ormai s’adempia
L’ordine mio. (vanno i soldati [4] per ferir Giustino
Eufemia.   Per questo sen que’ brandi
Passeran pria. (si pone innanzi a Giustino
Amanzio.   Dubbio non v’è: tu l’ami.
E un bifolco anteponi a un Greco duce?
Eufemia. Gratitudine è questa, e non amore.
Mi difese Giustino, ed io il difendo.
Amanzio. (Ecco Cesare, e seco Arianna Augusta).
Soldati, a voi: schieratevi d’intorno.
(Differisco[5] per or la mia vendetta).
(si pongon[6] in ordinanza
Eufemia. Grazia avrem dal germano. A tuo favore
Parlerò, non temer. (piano a Giustino
Giustino.   Non sarò pago,
S’io perir non vedrò quell’inumano [7].
(Amanzio va a incontrar l'imperatrice[8]

SCENA VI.

Anastasio, Arianna con guardie, e detti.

Anastasio. Duce, fa che stien pronte ad ogni cenno

Le armate schiere. L’inimico audace
A gran passi s’avanza.

  1. Ms.: traffitto.
  2. Ms.: Ah per pietade-
  3. Ms.: Deh non ecc.
  4. Ms.: gli soldati vanno ecc.
  5. Ms.: Diferisco-
  6. Ms.: gli soldati si pongono ecc.
  7. Ms.: quel disumano.
  8. Ms.: va ad incontrar l’Imperadrice
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