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GIUSTINO 29

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Giovine valoroso, avanza il passo;

Inchìnati ad Augusto e alla sua sposa.
(Giustino si avanza
Anastasio. Pastor, chi sei?
Giustino.   Giustino è il nome mio,
Figlio d’Ergasto io[1] son, di quelle fiere
Infelice custode.
Anastasio.   È a me ben noto. (ad Eufemia
Dove trovasi Ergasto?
Giustino.   Errando il vidi
Colle lagrime agli occhi [2] andar per queste
Desolate campagne. Ah! con qual pena
Vide [3] atterrar quella capanna umile
Ove nacque, ove crebbe! Oh! con qual duolo
Gli alberi[4] di sua man piantati e colti,
Vide troncar sugli [5] occhi suoi! Sa il Cielo
A che l’ha trasportato il suo cordoglio.
Io non m’opposi all’opra [6] ingiuriosa
De’ servi tuoi, che rispettar mi calse
Il tuo cenno, signor; per altro io solo
Bastato avrei a preservar dagli empi[7]
La capanna e le piante, in quella guisa
Ch’io sol potei d’una donzella illustre
Serbar la vita, e tutelar l’onore.
Anastasio. Come altero favella! (ad Arianna
Arianna.   Ha un’alma in seno
Da eroe, non da pastor. (ad Anastasio
Eufemia.   (Più che l’ascolto,
Più penetra il mio cor).
Anastasio.   Come ti aggrada
La vita pastoral?
Giustino.   Cesare, io l’odio

  1. Ms.: t’.
  2. Ms.: agl’occhi.
  3. Qui e più sotto leggesi vidde, sia nel ms., sia nell’ediz. Zatta.
  4. Ms.: Gl’arberi
  5. Ms.: sù gl’occhi.
  6. Ms.: non mi opposi all’opera ecc.
  7. Ms.: a presservar dagl’empj.
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