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336 ATTO PRIMO

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Zaguro. Schiave non comprian noi d’ardir, di gloria piene.

(a Demetrio
Demetrio. Mercanzia non veduta mai disprezzar conviene.
(a Zaguro
Narrami i casi suoi. (a Bulganzar
Bulganzar.   Costei fu, non so come.
Da un Finanzier comprata, che Machmut[1] ha nome.
Tocco per essa il figlio da violento amore,
Tutto cede ben presto alla sua schiava il cuore,
Dandole incautamente ferma, salda parola
D’amarla, e quel ch’è peggio, sempre d’amarla, e sola.
Quindi ne vien...
Zaguro.   Demetrio, questa non è per od.
Torni la delirante, torni ai legami suoi, (a Demetrio
Bulganzar. Costui, che non sa niente, vuol giudicar. (a Demetrio
Demetrio.   Sprezzarla
Noi non possiamo ancora. Odasi il fine. (a Zag.) Parla.
(a Bulganzar
Bulganzar. (Tutto narrar non voglio quel che seguì di poi).
da sè
Demetrio. Narra il fin de’ suoi casi. (a Bulganzar
Bulganzar.   Eccomi; son da voi.
(a Demetrio
Fu, dopo varie lune, l’amante giovinetto
A sposar altra donna dal genitor costretto.
Ed ei, che per natura è consigliato e buono.
Diede alla bella schiava la libertade in dono.
Per evitar che avesse la sposa gelosia,
Fu pronto al di lei cenno la schiava a mandar via.
Ella partì repente dal suo dolore oppressa,
Ma dal signor partissi padrona di se stessa.
Esser desia venduta per irsene lontana.
Felice chi la compra... Ecco, si desta Ircana.
(vedesi Ircana, che si va destando

  1. Solo l’ed. Pasquali corregge: e che Machmut ecc.
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