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IRCANA IN JULFA 349

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Son una che di te non me n’importa un fico.

Kiskia. Disgraziata!
Zulmira.   Superba!
Marliotta.   Sciocca!
Ircana.   Non la sgridate.
Val la sincerità più assai che non pensate.
A chi libero parla, tale giustizia io rendo.
Colei non mi conosce, però non me ne offendo.
Zulmira. (Voce non ha virile. Che giudicar non so), da sè
Demetrio. (chiamandolo
Demetrio.   Che chiedete?
Zulmira.   (Ditemi. È eunuco?)
(piano a Demetrio
Demetrio.   No.
(a Zulmira
(Vengono i Servi col caffè.
Zulmira. Ecco il caffè. Sedete; fatel seder con noi.
(a Demetrio, additando Ircana
Ircana. Tanto a schiavo non lice.
Demetrio.   Farlo per or tu puoi.
(ad Ircana, sedendo
Kiskia. Alzati tu, Creona, cedi allo schiavo il loco.
Creona. Cederlo ad uno schiavo?
Marliotta.   Restringiamoci un poco.
(gli fa loco[1] nel suo guanciale
Demetrio. Da seder gli si rechi. (ai Servi
Creona.   (Di loro ha più cervello), da si
Zulmira. (Quanto costui m’alletta!) (da sè, sedendo
Marliotta.   (Quanto è vezzoso!)
(da sè, sedendo
Kiskia.   (Oh bello!)
(da sè, sedendo
Demetrio. Siedi. (ad Ircana, per cui un Servo averà recato un soffà

  1. Nella rist. torinese e nell’ed. Zatta: luogo.
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